Bulten in torbiera alta a Danta di Cadore (BL). Aspetto con Andromeda polifolia e Vaccinium oxycoccus, Cesare Lasen
Suggestiva facies di torbiera ad Eriophorum vaginatum, presso Cansiglio (BL), C. Lasen
Codice CORINE Biotopes
51.1 - Near-natural raised bogs
Sono evidenziati in grassetto i codici già indicati nel Manuale EUR/27.
Codice EUNIS
C1.4, D1.1, G5.6
Regione biogeografica di appartenenza
Continentale, Alpina (Alp), Mediterranea
(fonte:Reference lists) Evidenziare se viene fatto un ampliamento rispetto alla distribuzione riportata nella Reference lists. Indicare in grassetto la regione biogeografica prevalente per l’habitat nel territorio italiano.
Descrizione generale dell’habitat
Acid bogs, ombrotrophic, poor in mineral nutrients, sustained mainly by rainwater, with a water level generally higher than the surrounding water table, with perennial vegetation dominated by colourful Sphagna hummocks allowing for the growth of the bog (Erico-Sphagnetalia magellanici, Scheuchzerietalia palustris p., Utricularietalia intermedio-minoris p., Caricetalia fuscae p.). The term “active” must be taken to mean still supporting a significant area of vegetation that is normally peat forming, but bogs where active peat formation is temporarily at a standstill, such as after a fire or during a natural climatic cycle e.g., a period of drought, are also included.
Testo in lingua inglese, estratto integralmente dal Manuale d’interpretazione EUR/27.
Frase diagnostica dell’habitat in Italia
Torbiere alte attive ombrotrofe (alimentate prevalentemente da acque meteoriche), acide, povere di nutrienti minerali, dei Piani Bioclimatici Supra-, Oro- e Crioro-Temperato, con vegetazione perenne a dominanza di specie del genere Sphagnum. Il processo di formazione della torba deve essere attivo; possono comunque essere incluse anche situazioni nelle quali tale processo è temporaneamente sospeso o sono presenti fasi di regressione naturale. Raramente viene assunta la forma di torbiera bombata, più spesso si tratta di tappeti di sfagni dai quali emergono cumuli più alti sui quali si insediano le specie più tipiche. La maggior parte delle torbiere a sfagni italiane sono distribuite sulle Alpi e in misura assai ridotta sull’Appennino settentrionale.
La frase diagnostica riporta una sintetica descrizione della fisionomia, della struttura, della distribuzione e della sinecologia dell’habitat, comprendente anche l’inquadramento biogeografico e bioclimatico; ove possibile, indicare il riferimento al piano bioclimatico in accordo con le definizioni utilizzate dalle singole regioni nella ‘Carta delle Serie di vegetazione d’Italia’.
Sottotipi e varianti (compilare se necessario)
Frase diagnostica degli eventuali sottotipi, preceduta dal corrispondente codice numerico di riferimento (codice Corine Biotops) come indicato nel Manuale d’interpretazione EUR/27. Per eventuali sottotipi non presenti nel Manuale, inserire un numero romano progressivo dopo il codice dell’habitat. Eventuali nuovi sottotipi individuati per l’Italia devono avere una valenza prevalentemente biogeografica e, quando possibile, corrispondere ad una tipologia Corine Biotopes. È utile indicare eventuali varianti di carattere ecologico e floristico.
Combinazione fisionomica di riferimento
Tra le specie indicate nel Manuale EUR/27 possono essere menzionate: Andromeda polifolia, Carex pauciflora, Cladonia spp., Drosera rotundifolia, Eriophorum vaginatum, Odontoschisma sphagni, Sphagnum magellanicum, S. imbricatum, S. fuscum, Vaccinium oxycoccos, Carex nigra (= C. fusca), Carex limosa, Drosera anglica, Drosera intermedia, Eriophorum gracile, Rhynchospora alba, R. fusca, Scheuchzeria palustris, Utricularia intermedia, U. minor, U. ochroleuca. Possono essere aggiunte Drosera x obovata e D. rotundifolia, Trichophorum caespitosum, Carex echinata, C. rostrata, C. lasiocarpa, Eriophorum vaginatum, Hammarbya paludosa, Vaccinium microcarpum, Politrichum juniperinum, Vaccinium vitis-idaea, Calluna vulgaris. Nei cumuli degli sfagni sono comuni diverse specie di Alghe, in particolare Desmidiaceae.
Elenco essenziale, anche nelle dimensioni, che definisca in modo univoco la combinazione di specie (dominanti e/o frequenti) che caratterizzano l’habitat. Includere, oltre alle specie riportate nel Manuale EUR/27 presenti nel territorio italiano (evidenziate in grassetto), le entità necessarie alla diagnosi dell’habitat a livello nazionale. Le specie caratterizzanti i sottotipi, qualora presenti, saranno seguite dal codice numerico relativo. Se opportuno, indicare le specie di interesse conservazionistico con riferimento a quelle degli Allegati II e IV (* = prioritario, # = non prioritario) della Direttiva.
Riferimento sintassonomico
La vegetazione delle torbiere alte attive viene riferita prevalentemente all'alleanza Sphagnion medii Kästner et Flössner 1933, inclusa nell'ordine Sphagnetalia medii Kästner et Flössner 1933 (= Sphagnetalia magellanici Kästner et Flössner 1933) e nella classe Oxycocco-Sphagnetea Br.-Bl. et R. Tüxen ex Westoff et al. 1946. Sono inclusi anche gli aspetti riferibili alle alleanze Caricion fuscae Koch 1926 em. Klika 1934 (p.p.) e Caricion davalliane Klika 1934 (p.p.), entrambe inquadrate nell'ordine Scheuchzerietalia palustris Nordhagen 1937 e nella classe Scheuchzerio-Caricetea fuscae R. Tüxen 1937.
Caratterizzazione sintassonomica dell’habitat: utilizzare quale livello di maggior dettaglio l’alleanza o, quando necessario, la suballeanza. Nel caso di interpretazioni ambigue o di incongruenze sintassonomiche di carattere regionale, è opportuno fornire chiarimenti di maggior dettaglio, tenendo presente che la risoluzione delle problematiche sintassonomiche non è prioritaria in questa sede. I syntaxa caratterizzanti i sottotipi devono essere corredati del relativo codice numerico.
Dinamiche e contatti
La vegetazione delle torbiere alte (Sphagnetalia medii) forma sempre un mosaico con quella dell’ordine Scheuchzerietalia palustris, riferibile all’Habitat 7140 ‘Torbiere di transizione e instabili’, e con quella delle torbiere basse fonticole dell’ordine Caricetalia fuscae, riferibile almeno in parte all’Habitat 7130 ‘Torbiere di copertura’. Il dinamismo della vegetazione nell’ambito delle torbiere è estremamente complesso e si può dire che quasi ogni torbiera possieda suoi schemi particolari. Uno schema generale della successione che si verifica nelle torbiere delle Alpi può essere il seguente. Dal tappeto di sfagni colonizzato da poche ciperacee (quali Carex rostrata, C. lasiocarpa, C. limosa, Rhynchospora alba, ecc.) si passa alle prime associazioni delle torbiere alte (che sono rappresentate rispettivamente dalle associazioni Sphagnetum papillosi e Sphagnetum medii) oppure all’Eriophoro-Trichophoretum caespitosi. È possibile la colonizzazione da parte di specie acidofile proprie delle vegetazioni di brughiera (Habitat 4060 ‘Lande alpine e boreali’). L’evoluzione può proseguire fino ad una copertura arborea della torbiera, con l’associazione Pinetum rotundatae (Habitat 91D0* ‘Torbiere boscose’), il cui insediamento può avvenire sulla vegetazione dello Sphagnetum medii oppure attraverso fasi transitorie rappresentate dallo Sphagnetum fusci e dallo Sphagnetum nemorei. L’associazione Scirpetum austriaci si sviluppa nel Piano Supratemperato (superiore) e arriva fino a quello Criorotemperato. Si trova sia nelle torbiere alte che nelle torbiere di pendio, ove forma densi popolamenti anche con sfagni. Popolamenti a Trichophorum caespitosum si rinvengono anche nelle zone di torba erosa o degradata ai bordi delle torbiere alte.
All’interno delle pozze (nel cosiddetto ‘occhio della torbiera’) può svilupparsi la vegetazione riferibile alla classe Utricularietea intermedio-minoris ed inquadrabile nell’Habitat 3160 ‘Laghi e stagni distrofici naturali’.
Collocazione dell’habitat nel Paesaggio vegetale, con riferimento alle analisi sinfitosociologiche e geosinfitosociologiche, in modo da evidenziare le relazioni con altri habitat mettendo in risalto le situazioni di mosaico più complesse. Riportare, nell’ordine, i contatti seriali (dinamici) e quelli catenali che coinvolgono l’habitat, indicando tra parentesi il codice Natura 2000 corrispondente nel caso in cui questi contatti coinvolgano comunità riferibili ad altri habitat della Direttiva. Qualora siano presenti i sottotipi, indicare col relativo codice le eventuali differenze nei contatti dinamici e catenali. Se opportuno, evidenziare l’esistenza di minacce di scomparsa dell’habitat come risultato delle naturali tendenze dinamiche di trasformazione.
Specie alloctone
(facoltativo) Se opportuno, evidenziare la vulnerabilità dell’habitat nei confronti di specie aliene invasive.
Distribuzione dell’habitat in Italia
Piemonte, Valle d'Aosta,Liguria,Lombardia,Trentino-Alto Adige,Veneto,Friuli Venezia Giulia,Emilia-Romagna
● Dato già presente in BD Natura 2000 e confermato ● Dato già presente in BD Natura 2000 ma dubbio ● Dato già presente in BD Natura 2000 ma errato ● Dato nuovo ● Dato probabile
Sono indicate le sigle delle regioni in cui l'habitat risulta segnalato in base alla banca dati del Ministero. Sono evidenziate in rosso le regioni che non compaiono nella banca dati del Ministero, ma per le quali la presenza dell'habitat è ritenuta certa dai compilatori o dai revisori della scheda; in verde le regioni che non compaiono nella banca dati del Ministero, ma per le quali la presenza dell'habitat è ritenuta possibile/probabile dai compilatori o dai revisori della scheda; in blu le regioni, già presenti nella banca dati del Ministero, per le quali la presenza dell'habitat è da escludere. (Sigle delle regioni italiane: AB= Abruzzo, BS= Basilicata, CL= Calabria, CM= Campania, EM= Emilia-Romagna, FR= Friuli Venezia Giulia, LG= Liguria, LM= Lombardia, LZ= Lazio, ML= Molise, MR= Marche, PG=Puglia, PM= Piemonte, SC= Sicilia, SR= Sardegna, TR= Trentino-Alto Adige, TS= Toscana, UM= Umbria, VL= Valle d'Aosta, VN= Veneto)
Note
Le torbiere alte italiane sono distribuite prevalentemente sulla catena alpina, soprattutto nelle Alpi centro-orientali. Resta evidente l’affinità floristica con gli schemi sintassonomici d’oltralpe, ma si accentuano le condizioni di frammentazione e relittualità in relazione al gradiente biogeografico; non aumenta significativamente il numero di specie vicarianti.
I popolamenti residuali di sfagnete acidofile impoverite, al di fuori del proprio areale principale, rappresentati da poche specie e non riconducibili alla tipologia delle torbiere alte, vanno riferiti all'Habitat 7140 'Torbiere di transizione e instabili'. Si tratta di sfagnete da molti Autori riferite all’alleanza Caricion nigrae. Esse sono fortemente condizionale da fattori ecologici non stabili (aridità, forte influenza della falda superficiale, influsso antropico); ciò nonostante hanno una rilevante importanza biogeografica nel contesto appenninico e meritano un appropriato riconoscimento.
Piemonte: La stazione storica di Carex pauciflora della Val Maira
citata in Sindaco et al. 2003 come testimonianza di presenza
dell’habitat in Piemonte è stata verificata e giudicata non verosimile;
viceversa la presenza della specie e dunque potenzialmente dell’habitat
di torbiere alte a sfagni è sicura in varie località delle Alpi
nordoccidentali distribuite tra la Valsesia e l’Ossola (Pirocchi,
2005). I popolamenti di sfagnete ombrotrofiche delle alpi
nordoccidentali, per quanto limitati come estensione, per
caratteristiche e composizione floristica sono assimiliabili a quelle
della alpi centrali e orientali inquadrate in questo habitat.
Commenti rispetto al Manuale d’interpretazione EUR/27. Evidenziare eventuali carenze e/o incongruenze del Manuale europeo rispetto alla situazione italiana, notificando eventualmente il livello di priorità che l’habitat assume nel territorio italiano e motivando l’aggiunta o la rimozione di sottotipi rispetto a quelli elencati nel Manuale europeo. Evidenziare i casi di possibile confusione con altri habitat, specificando le differenze e i criteri per distinguere i tipi.
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Bibliografia completa di tutti i riferimenti disponibili, anche se ridondanti. È opportuno fornire per ogni scheda tutte le indicazioni bibliografiche che siano di aiuto all’interpretazione e alla conoscenza dell’habitat e dei corrispondenti tipi di vegetazione a livello regionale (riferimenti diversi da quelli già inseriti nel database “PHYSIS”). È comunque previsto l’allestimento di una bibliografia di carattere generale che riguardi l’intero manuale, in cui siano incluse anche le flore e i manuali regionali.