Oasi Alviano Habitat Italia Valsorda, Gualdo Tadino
mostra didascalie (in ogni campo)

61: Formazioni erbose naturali

6150: Formazioni erbose boreo-alpine silicicole

englishSiliceous alpine and boreal grasslands

Praterie a Festuca varia Cime Grugola (Lagorai - TN), Alberto Scariot

Caricetum sempervirentis - Col Rosson (Comelico - BL), Alberto Scariot

Codice CORINE Biotopes

36.11 (Boreo-Alpic acid snow-patch communities)

36.33 (Thermo-Alpigenous subalpine acidophilous grasslands)

36.34 (Alpigenous acidophilous grasslands)


Codice EUNIS

E4.3 (Praterie acidofile alpine e sub-alpine)

Regione biogeografica di appartenenza

Alpina, Continentale

Descrizione generale dell’habitat

english

Boreo-alpine formations of the higher summits of mountains in the Alps and Scandanavia with outliers elsewhere such as the Carpathians, with Juncus trifidus, Carex bigelowii, mosses and lichens. Also included are associated snowbed communities.

Frase diagnostica dell’habitat in Italia

Praterie acidofile, talvolta discontinue, di quota elevata e/o di stazioni a prolungato innevamento, dell’arco alpino, e assai raramente dell'Appennino settentrionale, sviluppate su suoli derivanti da substrati silicatici o decalcificati. Esse comprendono curvuleti, festuceti, alcuni tipi di nardeti ipsofili e vallette nivali del Salicion herbaceae.

Sottotipi e varianti (compilare se necessario)

Come varianti si possono citare:

36.11 Salicetalia herbaceae. Vallette nivali

36.31. Caricetalia curvulae (pro parte). Comunità subalpine-alpine a dominanza di Nardus stricta che non vanno confuse con i nardeti dell'habitat 6230.

36.33 Festucetalia spadiceae (Festucion variae, Agrostion schraderianae). Praterie acidofile subalpino-alpine termofile.

36.34. Caricion curvulae. Praterie acidofile alpine microterme

Combinazione fisionomica di riferimento

Agrostis agrostiflora (= A. schraderiana), A. rupestris, Ajuga pyramidalis, Alchemilla pentaphyllea, Allium victorialis, Androsace obtusifolia, Anthoxanthum alpinum, Avenella flexuosa, Avenula versicolor, Campanula barbata, Cardamine alpina, Carex brunnescens, C. curvula subsp. curvula, C. sempervirens, Centaurea nervosa, Cerastium cerastioides, Dianthus superbus subsp. alpestris, Euphrasia minima, Festuca halleri, F. nigricans, F. paniculata subsp. paniculata, F. picturata, F. pseudodura, F. scabriculmis, F. varia, Gentiana bavarica, G. brachyphylla, G. punctata, Gentianella ramosa, Geum montanum, Gnaphalium supinum, Hieracium alpinum, H. furcatum, Hypericum richeri, Hypochoeris uniflora, Juncus jacquinii, J. trifidus, Knautia longifolia, Koeleria hirsuta, Laserpitium halleri, Leontodon helveticus, Ligusticum mutellina, L. mutellinoides, Luzula alpinopilosa, L. spicata, Minuartia recurva, Nardus stricta, Oreochloa disticha, Pedicularis kerneri, P. tuberosa, Phyteuma globulariifolium, P. hemisphaericum, Plantago serpentina, Potentilla aurea, P. grandiflora, Primula daonensis P. integrifolia, P. minima, Pseudorchis albida, Pulsatilla alpina subsp. apiifolia, P. vernalis, Salix herbacea, Silene excapa, Saponaria pumila, Senecio incanus (incluso subsp. carniolicus), Sibbaldia procumbens, Soldanella pusilla, Trifolium alpinum, Veronica alpina, V. bellidioides, V. fruticans, Alopecurus alpinus, Carex foetida, Ranunculus kuepferi, Silene nutans, Veronica allionii, Potentilla valderia, Phyteuma michelii, Silene rupestris, Achillea erba-rotta, Centaurea uniflora, Dianthus pavonius, Valeriana celtica subsp. celtica, Senecio halleri.

Riferimento sintassonomico

Il tipo include le vallette nivali della classe Salicetea herbaceae Br.-Bl. 1948, in particolare le comunità dell'alleanza Salicion herbaceae Br.-Bl. in Br.-Bl. et Jenny 1926, l'intera classe Caricetea curvulae Br.-Bl. 1948 (= Juncetea trifidi Hadac 1946). Qui anche le comunità del livello alpino di Nardion strictae Br.-Bl. 1926 (le altre saranno riferite a 6230).


Dinamiche e contatti

Le praterie primarie localizzate ad alta quota, sopra il limite del bosco, sono da considerarsi climatogene. Per effetto della morfologia dei versanti, si osservano spesso contatti con le comunità dei detriti di falda (8110 “Ghiaioni silicei dei piani montano fino a nivale -Androsacetalia alpinae e Galeopsietalia ladani-”) ed anche, più raramente, con la vegetazione delle rupi (8220 “Pareti rocciose silicee con vegetazione casmofitica”). In realtà, gli effetti del pascolo, sia tradizionale bovino (oggi assai più ridotto) ed ovicaprino (stabile e in ripresa negli ultimi anni), sia di quello di ungulati selvatici, o la presenza di cospicue popolazioni di marmotte, determinano variazioni della componente floristica originaria favorendo lo sviluppo di entità gravitanti in Poion alpinae. Il mosaico più diffuso e la situazione largamente prevalente su ampi tratti del paesaggio alpino di alta quota è quello del contatto seriale tra comunità erbacee e arbustive dell'habitat 4060 “Lande alpine e boreali”, osservabile su estese superfici. Più raramente si verifica l'invasione da parte di saliceti, in versanti freschi o con apporti alluvionali, riferibili all'habitat 4080 “Boscaglie subartiche di Salix spp.”. In entrambi i casi il processo dinamico è determinato sia dalla progressiva riduzione del carico pascolante sia da cambiamenti climatici in atto. In particolare Rhododendretum ferruginei (tipo centrale), Vaccinio e/o Cetrario-Loiseleurietum (nel curvuleto) e Junipero-rodoreti o Junipero-Arctostaphyletum sui versanti acclivi e soleggiati di Festucetalia spadiceae. Per effetto dei pregressi usi del suolo, inoltre, in tratti con vegetazione più pingue e impluvi percorsi da slavine, aspetti di prateria magra acidofila (soprattutto Agrostion schraderianae), per effetto dell’abbandono del pascolo, possono essere colonizzati da Alnus viridis, e spesso anticipati da comunità di contatto (riferibili a 6430 “Bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie idrofile”) di Peucedanetum ostruthii o altre associazioni di Adenostylion. Poiché queste praterie oggi riconducibili a 6150 sono localizzate anche nella fascia degli arbusteti nani e talvolta al limite superiore del bosco, è evidente che in assenza di pascolamento (falciature regolari a queste quote rappresentano un’eccezione quasi assoluta nell’arco alpino), l’evoluzione verso arbusteti (4060 “Lande alpine e boreali”) è relativamente rapida. Solo nel caso delle comunità di valletta nivale del Salicion herbaceae, spesso frequentate da ungulati e trasformate in consorzi ad alchemille (Alchemilla sp.pl.), a Cirsium spinosissimum, o a Poa alpina-Poa supina, l’evoluzione verso comunità arbustive appare più lenta e, in ogni caso, resterebbe all’interno dello stesso codice 6150 (curvuleti in particolare). In questo sottotipo i contatti catenali interessano soprattutto la vegetazione dei detriti (8110 “Ghiaioni silicei dei piani montano fino a nivale -Androsacetalia alpinae e Galeopsietalia ladani-”). Qui è ovviamente compresa anche la comunità a Luzula alpino-pilosa (Luzuletum spadiceae) che si presenta sia su silice, in ambienti ricchi di detriti, che in corrispondenza di calcari marnoso-terrigeni a reazione subacida, in tal caso su cotico erboso continuo e più pingue. Nell’area dolomitica, ad esempio, in una fascia compresa tra i 2150 e i 2300 metri, le compenetrazioni tra nardeti e curvuleti sono assai diffuse (anche su rocce non silicatiche) ed è quasi ovunque riconoscibile l’avanzata di Rhododendron ferrugineum. Infine, sempre in area dolomitica, specialmente in settori in cui si alternano substrati vulcanici e calcareo-terrigeni, il mosaico 6150 + 6170 “Formazioni erbose calcicole alpine e subalpine”, pur in apparenza contraddittorio e inverosimile, rappresenta una realtà ed appare l’unica soluzione per cartografare la vegetazione erbacea ipsofila (sovrapposizione di comunità di Caricion ferrugineae, tendenzialmente basifile, con Caricetum sempervirentis o Festuceum variae). Per le comunità ancora più primitive con abbondanza di muschi e licheni i contatti seriali e catenali si risolvono all’interno dello stesso codice.

Specie alloctone


Distribuzione dell’habitat in Italia

Piemonte, Valle d'Aosta, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Toscana

● Dato già presente in BD Natura 2000 e confermato
● Dato già presente in BD Natura 2000 ma dubbio
● Dato già presente in BD Natura 2000 ma errato
● Dato nuovo
● Dato probabile

Note

La possibilità di confondere 6150 con altri tipi di habitat è riconducibile a due situazioni. La prima riguarda i nardeti (habitat 6230 “Formazioni erbose a Nardus, ricche di specie, su substrato siliceo delle zone montane (e delle zone submontane dell'Europa continentale)”). Nelle fasce di transizione tra quella altimontana e quella subalpina sono possibili sovrapposizioni in cui l’attribuzione non è automatica e il criterio della ricchezza di specie scarsamente applicabile e in parte soggettivo. Trattandosi di habitat prioritario il 6230, il problema, ai fini applicativi, non è di scarsa rilevanza. Il problema si presenta più frequentemente nelle Alpi orientali, mentre in Piemonte, ad esempio, le cenosi di Nardion sono quasi sempre riferibili al codice prioritario 6230. La seconda situazione di attribuzione critica riguarda i substrati vulcanici o calcareo-terrigeni, frequenti ad esempio nell’area dolomitica, in cui si ha apprezzabile ricchezza di specie e la discriminazione con cenosi molto evolute di Caricion ferrugineae (afferenti a 6170 “Formazioni erbose calcicole alpine e subalpine”) si rivela assai complessa. In line adi principio si attribuiranno comunque a 6150 le formazioni a nardo localizzate sopra il limite delle specie legnose.

Formazioni a dominanza di Carex curvula sono osservabili anche su substrati dolomitici,. L'attribuzione a questo habitat, pur essendo legata alla natura silicica del substrato, non è, quindi, del tutto esclusiva.

In Lombardia, sulle catene alpine esterne a clima suboceanico le cenosi del Caricion curvulae si presentano impoverite e spesso compenetrate a quelle degli orizzonti inferiori, pur mantenendo appieno la composizione floristica caratteristica. In corrispondenza di locali arricchimenti in basi si assiste all'ingresso di Elyna myosuroides e Salix serpillyfolia, che talora dominano fisionomicamente in condizioni di cresta accanto a Oreochloa disticha e Juncus trifidus.

Questo tipo di vegetazione si trova, ancorché molto impoverito nelle specie caratteristiche, anche sulle creste dell'Appennino tosco-emiliano. Qui le cenosi di Caricion curvulae rivestono rilevante interesse fitogeografico. Sono formazioni di cresta ventosa dominate da Juncus trifidus e alcune specie alpine o artico-alpine isolate. Sono caratterizzate da un endemismo: Festuca riccerii e Trifolium alpinum, Agrostis rupestris, Silene acaulis, Luzula spicata subsp. mutabilis, Alchemilla gr. saxatlis (soprattutto A. transiens). Molte sono le specie in popolazioni isolate: Leucanthemopsis alpina, Senecio incanus, Silene suecica, ecc. All'interno dell'habitat sono comprese le vallette nivali arbustive a Salix herbacea e erbacee a Gnaphalium supinum e Plantago alpina, queste ultime spesso legate a erosione periglaciale.

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Riferimenti Bibliografici online

Nomi dei compilatori con e.mail

Cesare Lasen, cesarelasen@tele2.it

Alberto Selvaggi (selvaggi@ipla.org)

Giovanni Sburlino (sburlino@unive.it)