Oasi Alviano Habitat Italia Valsorda, Gualdo Tadino
mostra didascalie (in ogni campo)

91: Foreste dell'Europa temperata

9160: Querceti di farnia o rovere subatlantici e dell’Europa centrale del Carpinion betuli

englishSub-Atlantic and medio-European oak or oakhornbeam forests of the Carpinion betuli

Codice CORINE Biotopes

41.24 - Sub-Atlantic stitchwort oak-hornbeam forests

41.28 - Southern alpine oak-hornbeam forests


Codice EUNIS

G1.A1 - Boschi di Quercus sp., Fraxinus sp. e Carpinus betulus su suoli eutrofici e mesotrofici

Regione biogeografica di appartenenza

Continentale, Alpina e Mediterranea

Descrizione generale dell’habitat

english

Forests of Quercus robur (or Quercus robur and Quercus petraea) on hydromorphic soils or soils with high water table (bottoms of valleys, depressions or in the vicinity of riparian forests). The substrate corresponds to silts, clayey and silt-laden colluvions, as well as to silt-laden alterations or to siliceous rocks with a high degree of saturation. Forests of Quercus robur or natural mixed forests composed of Quercus robur, Quercus petraea, Carpinus betulus and Tilia cordata. Endymion non-scriptus is absent or rare.

Frase diagnostica dell’habitat in Italia


Querco-carpineti planiziali, della Padania centro-occidentale, di fondovalle o di basso versante nella fascia collinare, sviluppati su suoli idromorfi o con falda superficiale, ricchi di componenti colluviali di natura siltitico-argillosa. La specie guida principale è la farnia (Quercus robur), eventualmente associata a rovere (Quercus petraea), con rilevante partecipazione di carpino bianco (Carpinus betulus) e, nello strato erbaceo, di regola, un ricco corredo di geofite a fioritura precoce.

Sottotipi e varianti (compilare se necessario)

Combinazione fisionomica di riferimento

Quercus robur, Carpinus betulus, Acer campestre, Tilia cordata, Stellaria holostea, Carex brizoides, Poa chaixii, Potentilla sterilis, Dactylis polygama, Ranunculus nemorosus, Galium sylvaticum.

Aggiungere e integrare:

Ranunculus auricomus s.l., Carex pilosa, Cornus sanguinea, Corylus avellana, Dentaria bulbifera, Fraxinus excelsior, Galium laevigatum, Geum urbanum, Humulus lupulus, Primula vulgaris, Ranunculus ficaria, Sambucus nigra, Teucrium scorodonia, Viburnum opulus, Quercus petraea, Prunus avium, Acer pseudoplatanus, Euonymus europaeus, Crataegus monogyna, Anemone nemorosa, Polygonatum multiflorum, Vinca minor, Convallaria majalis, Scilla bifolia, Leucojum vernum, Symphytum tuberosum, Pulmonaria officinalis, Dryopteris filix-mas, Euphorbia dulcis, Salvia glutinosa, Brachypodium sylvaticum, Carex sylvatica, Luzula pilosa, Geranium nodosum, Quercus cerris, Fraxinus ornus, Frangula alnus, Melampyrum pratense, Lathyrus montanus, Pteridium aquilinum, Molinia arundinacea, Potentilla erecta, Pinus sylvestris, Coronilla emerus, Daphne laureola, Erythronium dens-canis, Physospermum cornubiense, Polygonatum odoratum, Melittis melissophyllum, Mercurialis perennis, Epimedium alpinum, Leucojum vernum, Ruscus aculeatus, Asarum europaeum, Buglossoides purpurocaerulea, Hemerocallis lilio-asphodelus, Oplismenus undulatifolius, Helleborus viridis, Fraxinus oxycarpa, Prunus padus.

Riferimento sintassonomico

I querco-carpineti della Padania centro-occidentale e dei limitrofi versanti collinari sono espressioni  (pro maxima parte) dell'alleanza Carpinion betuli Issler 1931, ordine Fagetalia sylvaticae Pawlowski in Pawlowski et al. 1928, classe Querco-Fagetea Br.-Bl. et Vlieger in Vlieger 1937.

La sola suballeanza Pulmonario-Carpinenion betuli Oberd. 1957, non è sufficiente a includere i querco-carpineti collinari e planiziali lombardi, poichè in questi mancano le specie atlantiche caratteristiche. Per la parte occidentale collinare della Lombardia sarebbe opportuna l'introduzione di una nuova suballeanza sud-alpica occidentale in cui inserire: il Salvio glutinosae-Fraxinetum Oberdorfer 1964, per i querco-carpineti più ricchi di Fraxinus excelsior e Castanea sativa e meno ricchi di geofite; un aggruppamento ricco di geofite eutrofiche, distribuito ai piedi delle colline moreniche del Wurm su suoli ben drenati (Symphytum tuberosum, Pulmonaria officinalis, Helleborus viridis e Paris quadrifolia); un aggruppamento acidofilo distribuito sulle colline moreniche mindeliane e nelle valli fluviali dell’alta pianura in contatto con la fascia delle cerchie moreniche più antiche (Holcus mollis, Convallaria majalis, Festuca heterophylla, Luzula pilosa).

Polygonato multiflori-Quercetum roboris Sartori 1980, della suballeanza Ulmenion minoris Oberd. 1953 (Alno-Ulmion Br.-Bl. et R. Tx. 1943, Fagetalia sylvaticae) include i querco-carpineti planiziali occidentali maggiormente soggetti all’oscillazione della falda freatica o all’influenza del fiume

Dinamiche e contatti

Le comunità di questo habitat sono espressioni zonali e mature. I termini seriali precedenti, escludendo le formazioni erbacee pioniere, sono quelli delle tipiche pianure alluvionali, almeno in parte, oppure (sui bassi versanti) stadi arbustivi a Prunus spinosa, Ligustrum vulgare, Cornus sanguinea, Ulmus minor. Di fatto questi sono spesso indicazioni solo teoriche, sia a causa della grande frammentazione che dei pregressi utilizzi del suolo. In particolare la robinia è molto competitiva e influisce sul dinamismo. Anche il frassino maggiore, sui suoli non asciutti, risulta buon colonizzatore. La mescolanza di specie arboree che caratterizza questo tipo di habitat deriva sia da fattori naturali (tipo di terreno: sabbioso, oppure limoso, o anche idromorfo; morfologia di dettaglio), che antropici. I tagli e le diverse utilizzazioni (si tratta di cedui, in alcuni casi anche composti) originano diverse serie regressive in cui la farnia può mantenere una sua vitalità se la robinia non invade completamente. Tra gli stadi di degradazione dell’alta pianura piemontese potrebbero avere un certo interesse naturalistico gli aspetti più acidofili della brughiera, a Calluna e Molinia arundinacea, che possono ricondurre verso il querco-carpineto attraverso stadi a Cytisus scoparius e Betula pendula. Nelle zone collinari sono competitive altre latifoglie, soprattutto rovere, cerro, roverella e lo stesso castagno, in passato largamente utilizzato per interventi di sostituzione della farnia.

In Toscana gli stadi seriali sono caratterizzati da brughiere a Calluna e/o Ulex europaeus con Molinia arundinacea e Pteridium aquilinum. Boschi simili si trovano anche presso Prato con sottobosco caratterizzato da Laurus nobilis, Ruscus aculeatus, Hedera helix e Viburnum tinus, quindi con una impronta più mediterranea, con specie sempreverdi, che segnala una variante a contatto con i boschi di leccio.

Esiste, dunque, un’elevata variabilità di situazioni che rende problematico ogni tentativo di proporre una sintesi efficace valida per le diverse località. In alcuni casi la farnia mostra buona vitalità a recuperare in terreni agricoli abbandonati, esprimendo, quindi, la sua vocazione di specie zonale.

Specie alloctone

Sono numerose e tra le specie legnose più importanti: Robinia pseudacacia, Quercus rubra, Prunus serotina. Tra le erbacee Duchesnea indica, Phytolacca americana, Carex vulpinoidea.

Distribuzione dell’habitat in Italia

Piemonte, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Toscana, Veneto

● Dato già presente in BD Natura 2000 e confermato
● Dato già presente in BD Natura 2000 ma dubbio
● Dato già presente in BD Natura 2000 ma errato
● Dato nuovo
● Dato probabile

Note

Si tratta di un habitat complesso e vulnerabile, sempre molto minacciato che, nelle situazioni migliori (ad esempio con ricchezza di geofite, oppure con alberi vetusti) meriterebbe l’indicazione di prioritario. Servirebbero, indubbiamente, programmi e incentivazioni per favorire interventi di riqualificazione.

Questo habitat è sviluppato soprattutto nella Padania centro-occidentale. Verso est, infatti, è generalmente sostituito da 91L0 “Querceti di rovere illirici (Erythronio-Carpinion)”. A rendere difficoltoso il riconoscimento è soprattutto la situazione, spesso relittuale e, in ogni caso, condizionata da disturbo antropico e fasi di degradazione. Rispetto a 91E0 “Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior” è assai meno igrofilo, al punto che sono descritte in Piemonte facies relativamente mesoxerofile con cerro e roverella, per le quali, peraltro, non sarebbe da escludere una vicinanza con 9170 (Querceti di rovere del Galio-Carpientum), habitat fitosociologicamente più circoscritto e acidofilo. In 9160 “Querceti di farnia o rovere subatlantici e dell’Europa centrale del Carpinion betuli” prevale la farnia anziché rovere (prevalente in 9170), mentre il carpino bianco è ovunque presente.

La mancanza, a livello di codice natura 2000, di un querceto di rovere diverso dal Galio-Carpinetum e da quelli pannonici (91G0 “Boschi pannonici di Quercus petraea e Carpinus betulus”), in effetti, può indurre a qualche semplificazione che amplia in senso meno idromorfo l’interpretazione dei querco-carpineti di 9160. Nei terrazzi dell'alta pianura, su suoli a matrice sabbiosa e più drenanti, i querco-carpineti dovrebbero essere riferiti a 9190 (Vecchi querceti acidofili delle pianure sabbiose con Quercus robur), anche se il manuale EUR27 richiama le pianure del centro e nord Europa..

A livello di varianti ecologiche, in Piemonte, nei lavori sui tipi forestali, sono stati descritti i seguenti tipi.

- Querco-carpineto della bassa pianura (in parte da attribuire a 91F0 -Foreste miste riparie di grandi fiumi a Quercus robur, Ulmus laevis e Ulmus minor, Fraxinus excelsior o Fraxinus angustifolia (Ulmenion minoris). La cenosi di Alno-Ulmion, corrispondente a Polygonato multiflori-Quercetum roboris, dovrebbe essere, infatti, riferita a 91F0.

- Querco-carpineto d’alta pianura a elevate precipitazioni. Differenziato, rispetto al Carpinion tipico e centrale, da presenze acidofile di Quercion robori-petraeae e di brughiera. Meno igrofilo del precedente.

- Querco-carpineto d’alta pianura a basse precipitazioni. Situazioni mesofile o meso-xerofile con elementi di Quercion pubescenti-petraeae.

- Querceto misto mesofilo dei rilievi collinari interni. Si differenzia dal precedente per una distribuzione più interna (collinare, appunto) e una lieve componente basifila.

- Querco-carpineto mesoxerofilo del Monferrato e/o colline del Po. Questo tipo segna il limite tra formazioni a prevalenza di farnia e altre in cui prevalgono componenti di Quercion pubescenti-petraeae, la cui collocazione in Natura 2000, come noto, è problematica, essendo difficile per l’Italia nordoccidentale richiamare 91H0 che gravita nel bacino pannonico.

Per quanto si evince da questa articolata tipologia, si potrebbero considerare, a livello di varianti, i due estremi, cioè una situazione tendenzialmente igrofila (o meso-igrofila) che meglio corrisponde al tipo descritto dal manuale, e una situazione relativamente più asciutta caratterizzata da elementi di Quercion pubescenti-petraeae.

Riferimenti Bibliografici

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DEL FAVERO R., 2004. I boschi delle regioni alpine italiane. Tipologia, funzionamento, selvicoltura. Cleup Ed. 600 pag. + cdrom.

Digiovinazzo P., Andreis C. (2007). Boschi frammentati nel territorio comasco, lecchese e milanese: problematiche fitosociologiche e stato di conservazione. Studi Trentini Sci. Nat. Acta Biol., 83:151-155

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PEDROTTI F., GAFTA D., 1999. Sintassonomia e distribuzione di alcuni boschi di caducifoglie nel Trentino- Alto Adige. Doc. phytosoc., XIX: 495-508 + tabelle.

REISIGL H., 1996. Insubrien und das Gardaseegebiet. Vegetation, Florengeschichte, Endemismus. Atti 24° Simposio Soc. Estalpino-dinarica di Fitosociologia. Flora e vegetazione dell’Insubria. Ann. Mus. Civ. Rovereto, suppl. II, vol. 11: 9-25.

Sartori F. (1984). Les forets alluviales de la basse vallee du Tessin (Italie du nord). Coll.Phytosoc., 9:201-216

Riferimenti Bibliografici online

Nomi dei compilatori con e.mail

Cesare Lasen  cesarelasen@tele2.it

Alberto Selvaggi (selvaggi@ipla.org) 

Patrizia Di Giovinazzo (patrizia.giovinazzo@unimi.it)