Manuale diagnostico degli Habitat e delle specie nel contesto territoriale umbro

Coleotteri

Lucanus cervus (Linnaeus, 1758)

Nome comune:Cervo volante
Nome Direttiva Habitat:Lucanus cervus
Codice Specie:1083

Presenza in Umbria

Siti Natura 2000

<i>Lucanus cervus</i>

Lucanus cervus

Gianluca Bencivenga, 2012-06-21

Come riconoscerla

Questo Coleottero Lucanide presenta una colorazione variabile dal nero al bruno–rossastro, ha dimensioni molto diverse, con una lunghezza corporea totale che può andare da 25 a 85 mm. I maschi di L. cervus rappresentano i coleotteri più grandi della fauna europea e si riconoscono immediatamente per le mandibole enormi, sviluppate in modo allometrico, ossia non proporzionale al resto del corpo. La cosiddetta forma “telodonte” (mandibole estremamente sviluppate) è abbastanza rara, sono più comuni individui con mandibole mediamente (mesodonti) o poco (priodonti) sviluppate. Si ipotizza che la variabilità dimensionale delle mandibole possa dipendere dalla durata dello stato larvale e dalla qualità del legno della pianta nutrice. La clava antennale è composta da 4-5 articoli. Il dimorfismo sessuale è molto accentuato, infatti la femmina, di dimensioni notevolmente inferiori (28–54 mm), presenta mandibole di taglia normale e il capo più stretto del pronoto.

Le larve sono melontiformi, presentano forma tipicamente a “C”, capo sclerificato e zampe ben sviluppate anch’esse sclerificate. Rispetto alle famiglie affini, le larve di Lucanidi sono molto allungate e si distinguono grazie all’apertura anale longitudinale che è a forma di Y.

Gli individui maschi con mandibole particolarmente ridotte possono essere confusi con i maschi dell’affine specie L. tetraodon Thunberg, 1806. Tuttavia le due specie si distinguono nei maschi grazie al dente mediano delle mandibole, che in L. cervus è situato nella metà distale mentre in L. tetraodon si trova sempre nella metà prossimale delle mandibole. La distinzione valida per entrambi i sessi riguarda la clava antennale che in L. tetraodon è formata sempre da 6 articoli mentre in L. cervus da 4 o 5 articoli. Infine, in L. tetraodon gli angoli posteriori del pronoto sono di norma più netti, mentre in L. cervus sono più smussati. L’Umbria rappresenta una zona di sovrapposizione di areale per le due specie, L. cervus più tipico della regione continentale rispetto L. tetraodon più tipico della regione mediterranea.

Ecologia e biologia

La specie predilige i boschi maturi di latifoglie soprattutto quercete planiziali o di media altitudine, dal livello del mare fino a circa 1700 m di quota; è presente anche in ambienti urbanizzati.

Gli adulti vivono in genere 3-4 settimane e compaiono a partire dalla fine di maggio; i maschi emergono circa una settimana prima delle femmine e il periodo di volo si protrae al massimo fino ad agosto. Il periodo di comparsa delle immagini è comunque variabile in dipendenza della latitudine e dell’altitudine. I maschi iniziano a volare nel tardo pomeriggio, fino a sera inoltrata, mentre le femmine raramente volano ed è più frequente rinvenirle sul suolo. I maschi si affrontano talvolta in lunghi e accaniti duelli per la conquista delle femmine. L’ovideposizione e lo sviluppo postembrionale avvengono a spese di numerose specie arboree e spesso la femmina, per deporre le uova, scava gallerie in profondità nel sistema radicale della pianta. La larva vive nei ceppi in decomposizione e nei cavi dei tronchi, si nutre del legno marcescente e richiede da 3 a 6-7 anni per lo sviluppo completo. La larva matura si impupa alla fine dell’autunno, costruendosi un bozzolo con frammenti lignei e terriccio a circa 20 cm di profondità nel terreno. La fase pupale dura fino a sei settimane, e lo sfarfallamento avviene nella tarda primavera successiva. Al contrario delle larve, che sono xilofaghe obbligate, gli adulti si nutrono di sostanze zuccherine, come linfa e frutta matura.

Distribuzione

L. cervus è diffuso in tutta la regione Paleartica occidentale, dal Portogallo al Kazakistan, incluso il Medio Oriente. In Italia questa specie è distribuita nelle regioni settentrionali e centrali, fino al Lazio. Nell’Italia centrale vive in simpatria con l’affine L. tetraodon, che è invece diffuso nell’Italia meridionale, oltre a poche popolazioni in Emilia-Romagna, Liguria e Lombardia.

La specie è distribuita in tutto l’Umbria, con una preferenza per il settore centro-occidentale.

Regione biogeografica

Mediterranea; Continentale

Stato di conservazione

3° Report ex-Art. 17 IUCN globale IUCN Italia convenzione di Berna SPEC CITES
RBC RBM
NE-Not Evaluated LC-Minor Preoccupazione Allegato III-Specie di fauna protette - -

Pressioni IUCN: B02.02- Disboscamento (taglio raso, rimozione di tutti gli alberi); B02.04- Rimozione di alberi morti e deperienti; F03.02.01- collezione di animali (insetti, rettili, anfibi); J01.01- Incendio (incendio intenzionale della vegetazione esistente)

Minacce IUCN: B02.04- Rimozione di alberi morti e deperienti; F03.02.01- collezione di animali (insetti, rettili, anfibi)

Leggi regionali

Indicatori per il monitoraggio

[Fonte: Linee guida degli invertebrati terrestri e acquatici - PROGETTO SUN LIFE]

TECNICHE DI MONITORAGGIO PROPOSTE: 

sito: aree campione rappresentative di territori dove l’avvistamento è stato ben documentato

periodo: 1 luglio-31 agosto

meteo: giornata calda,  senza pioggia non ventosa (specie termofila); monitorare temperatura e velocità del vento perché le condizioni meteo influenzano l’attività di volo degli adulti.

orario: 19.00 – 21.00, al crepuscolo, quando non c’è molta luce ma non è ancora notte fonda, quando cominciano a volare i pipistrelli. Per l’ispezione delle trappole si procede la mattina nella fascia oraria 10-12.

frequenza: 1 sopralluogo/settimana della durata di 2 ore

operatore: capace di identificare la specie in campo, facile confondersi con quella affine e sintopica in Umbria: Lucanus tetraodon; almeno 2 operatori a sopralluogo.

tecnica: cattura-marcatura-ricattura degli adulti; cattura mediante retino entomologico o manuale per gli esemplari non in volo;  marcatura: numerazione da effettuare in zone idonee delle elitre o sul lato ventrale dell’insetto in modo da limitarne al minimo la visibilità, con un colorante non tossico e resistente.

 

Metodo del transetto: consiste nel conteggiare gli individui adulti avvistati a terra (soprattutto femmine) o in volo (soprattutto maschi) lungo percorsi lineari predefiniti (transetti). Il transetto ideale è un tracciato distante alcuni metri dal bosco per permettere di osservare bene gli individui in volo. Ben si prestano a questa tipologia le strade bianche che sono marginali  o attraversano boschi (principalmente querceti), dove l’individuazione  degli esemplari a terra, grazie alla loro colorazione scura, si effettua bene a vista. Il percorso si effettua nelle ore crepuscolari, a piedi o mediante un autovettura a passo d’uomo, in quest’ultimo caso si riesce a monitorare una notevole estensione del tracciato.

superficie: minimo 3 transetti georeferenziati lineari lunghi ognuno 1 km (a piedi) o 4 km (in  auto).

 

Metodo delle trappole: le piante utilizzate per la collocazione delle trappole sono le stesse su cui avviene lo sviluppo larvale della specie. L’esemplare viene catturato vivo, misurato, opportunamente marcato e quindi rilasciato. La trappola utilizza del cibo come esca. Le trappole vanno controllate quotidianamente, ogni mattina. Gli esemplari sono liberati dopo la marcatura e rilasciati ad almeno 100 m dalla trappola.

Window flight trap (trappola sospesa): consiste di due pannelli di plexiglas incrociati sotto cui sono posizionati un imbuto e un barattolo di raccolta con l’esca che può essere frutta marcescente e altro materiale zuccherino. La trappola viene sospesa in prossimità di un albero ad una altezza di circa 1.5-2.0 m. Gli esemplari, urtando la barriera di plexiglas, vanno ad accumularsi nel barattolo da cui non sono più in grado di uscire.

 

MONITORAGGIO PER VERIFICARE LA PRESENZA DELLA SPECIE: transetti georeferenziati lineari (a piedi o in auto) in territori con habitat potenziali dove la specie non è stata ben documentata per segnalarne la presenza (avvistamento o cattura-rilascio con retino entomologico).

 

Indicatori:

-POPOLAZIONE: N. di individui maturi (N. esatto o Min-Max o Classe) per km in modo da stimare la consistenza della popolazione nel territorio analizzato.

-HABITAT: superficie di habitat potenziale nel territorio analizzato (km2).

-RANGE: Estensione temporale (3-6 anni) della distribuzione della popolazione nel territorio analizzato.

Bibliografia

Assessorato Ambiente della Regione Liguria, Arillo A., Mariotti M., 2007. Guida alla conoscenza delle specie liguri della Rete Natura 2000 - Schede per il riconoscimento, la gestione ed il monitoraggio. MANUALI LIBIOSS 2/2005, Genova.

Audisio, P., Baviera, C., Carpaneto, G.M., Biscaccianti, A.B., Battistoni, A., Teofili, C., Rondinini, C. (compilatori), 2014. Lista Rossa IUCN dei Coleotteri saproxilici Italiani. Comitato Italiano IUCN e Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Roma.

Campanaro A., Bardiani M., Spada L., Carnevali L., Montalto F., Antonini G., Mason F., Audisio P., 2011. Linee Guida per il monitoraggio e la conservazione dell’entomofauna saproxilica / Guidelines for monitoring and conservation of saproxylic insects. Quaderni Conservazione Habitat, 6. Cierre Grafica, Verona, 8 pp. + CD-ROM.

Genovesi P., Angelini P., Bianchi E., Dupré E., Ercole S., Giacanelli V., Ronchi F., Stoch F. (2014). Specie e habitat di interesse comunitario in Italia: distribuzione, stato di conservazione e trend. ISPRA, Serie Rapporti, 194/2014.

Ministero dell’ Ambiente e della Tutela del Territorio, 2003. Fauna italiana inclusa nella Direttiva Habitat.

Stoch F., Genovesi P. (ed.), 2016. Manuali per il monitoraggio di specie e habitat di interesse comunitario (Direttiva 92/43/CEE) in Italia: specie animali. ISPRA, Serie Manuali e linee guida, 141/2016.

Trizzino M., Audisio P., Bisi F., Bottacci A., Campanaro A., Carpaneto G.M, Chiari S., Hardersen S., Mason F., Nardi G., Preatoni D.G., Vigna Taglianti A., Zauli A., Zilli A., Cerretti P. (eds), 2013. Gli artropodi italiani in Direttiva Habitat: biologia, ecologia, riconoscimento e monitoraggio. Quaderni Conservazione Habitat, 7. CFS-CNBFVR, Centro Nazionale Biodiversità Forestale. Cierre Grafica, Sommacampagna, Verona, 256 pp.

Bibliografia web

Autore di riferimento

Enzo Goretti, Manuela Rebora, Matteo Pallottini

Specie potenzialmente presente nei seguenti habitat:

Specie presente nei seguenti siti: ZSC-ZSC IT5210015-Valle del Torrente Nese - Monti Acuto – Corona ZSC-ZSC IT5210017-Boschi di Pischiello - Torre Civitella ZSC-ZSC IT5210069-Boschi di Montebibico (Monti Martani) ZSC-ZSC IT5210033-Boschi Sereni - Torricella (San Biagio della Valle) ZSC-ZSC IT5210003-Fiume Tevere tra San Giustino e Pierantonio ZSC-ZSC IT5210004-Boschi di Pietralunga ZSC-ZSC IT5220022-Lago di San Liberato ZSC-ZSC IT5210016-Boschi di Castel Rigone ZSC-ZSC IT5210012-Boschi di Montelovesco - Monte delle Portole ZSC-ZSC IT5210025-Ansa degli Ornari (Perugia) ZSC-ZSC IT5210009-Monte Cucco (sommità) ZSC-ZSC IT5210021-Monte Malbe ZSC-ZSC IT5210078-Colline Premartane (Bettona - Gualdo Cattaneo) ZPS-ZPS IT5210072-Palude di Colfiorito

Specie citata nei seguenti allegati:
All. II-Specie animali e vegetali d'interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione