Nome comune: | Gambero di fiume |
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Nome Direttiva Habitat: | Austropotamobius pallipes |
Codice Specie: | 1092 |
Gianandrea La Porta, 2016-10-14
La lunghezza del gambero di fiume è di circa 60–120 mm, presenta una colorazione corporea bruno-verdastra sul dorso e sui lati del corpo, mentre il ventre e le zampe sono di un colore più chiaro, di solito biancastro. Nel maschio, di taglia maggiore, le prime due appendici addominali (I-II pleiopodi) sono modificate in organi sessuali, che durante l’accoppiamento si uniscono a formare un unico organo copulatore, mentre nelle femmine le appendici addominali sono tutte uguali. Le chele sono più robuste nei maschi che nelle femmine e sono dorsalmente di colore bruno, generalmente più scure rispetto al resto del corpo, e chiare sul lato ventrale. Le antenne sono filiformi e tendenti all’arancione. Il carapace è liscio, cosparso di minuscoli avvallamenti, più o meno profondi. Generalmente è presente un solo paio di creste orbitali, anche se talvolta se ne osserva un secondo appena percettibile. Su entrambe le superfici laterali superiori del carapace, anteriormente al solco cervicale, è presente un numero variabile di spine, una in particolare può essere avvertita al tatto strisciando un dito sopra il solco in direzione antero-posteriore. La forma del rostro è generalmente a base larga con bordi lisci, gradualmente affusolato fino a terminare con un acumen. Normalmente presenta un paio di spine sub-apicali laterali ed una carena mediana semplice sulla parte inferiore, spesso poco pronunciata. La superficie superiore del rostro e coperta da piccoli peli. Le chele sono relativamente robuste, con superficie superiore finemente granulosa, due tubercoli sul bordo interno del ramo fisso, con il primo spesso appena abbozzato. Assenza di speroni sul margine inferiore dei chelipedi.
Il gambero di fiume può essere confuso con altri gamberi introdotti nelle acque interne italiane, come ad esempio: Astacus leptodactylus (chele molto allungate, due spine post-orbitali, grossa spina sul segmento che precede la chela), Orconectes limosus (grossa spina sul segmento che precede la chela, punta delle chele bicolore giallo-nera) e Procambarus clarkii (colore rosso scuro o bluastro, chele molto spinose, grossa spina sul segmento che precede la chela).
Recentemente sono stati condotti studi di carattere genetico mirati a chiarire gli aspetti riguardanti la sistematica e la tassonomia delle popolazioni italiane di A. pallipes. Questi lavori hanno evidenziato come in Italia siano presenti due linee evolutive nettamente separate: A. pallipes s. str., presente in Italia nord-occidentale e A. italicus (taxon non formalizzato da un punto di vista tassonomico), diffuso nel resto della penisola. Da un punto di vista della morfologia, studi preliminari non hanno ancora definito caratteri per la diagnosi di queste due potenziali specie.
Austropotamobius pallipes è una specie in grado di colonizzare un’ampia gamma di habitat acquatici differenti, come fiumi, torrenti a corrente rapida, canali, laghi, dighe e campi inondati, purché con acque fresche e pulite e ossigenazione, a quote variabili ma comprese tra i 350 m e gli 800-1000 m, sebbene occasionalmente possa arrivare a quote superiori (fino a 1500 m s.l.m.).
Austropotamobius pallipes è un crostaceo stenotermo, ottimizza la sua attività ad un range termico compreso tra i 15-18°C. Per la sua colonizzazione è fondamentale che nell’alveo siano presenti aree ripariali costituite da radici, pietre o detriti vegetali. I fondali non devono presentare eccessi di fango e limo, e sono privilegiati fondali con ciottoli e ghiaia. La specie è onnivora, sebbene gli stadi immaturi sembrerebbero essere maggiormente orientati verso una dieta carnivora e gli adulti verso una dieta detritivora, con predilezione per detriti organici di vario tipo. È un animale di abitudini crepuscolari e notturne, mentre di giorno è solito riposare nelle aree ripariali dell’alveo. Gli accoppiamenti si verificano in autunno, le femmine svernano gravide e le uova si schiudono tra l’inizio di marzo e la fine di maggio. I giovani appena dopo la schiusa misurano pochi millimetri ed presentano quasi tutte le appendici definitive. Alla seconda muta i giovani si liberano nell’ambiente crescendo rapidamente. Per raggiungere la maturità completa sono di solito necessari 3 anni, con 6–8 mute per anno. Gli adulti subiscono una sola muta estiva.
Austropotamobius pallipes è diffuso in tutta la porzione occidentale del continente europeo, incluse la Gran Bretagna e l’Irlanda. È assente in Scandinavia e nei Balcani meridionali. In Italia la specie è presente lungo tutta la penisola, è segnalato in Sardegna mentre risulta assente in Sicilia.
In Umbria è abbastanza diffuso sul versante appenninico della regione, tuttavia le segnalazioni nei siti spesso riguardano pochi esemplari.
3° Report ex-Art. 17 | IUCN globale | IUCN Italia | convenzione di Berna | SPEC | CITES | |
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RBC | RBM | |||||
↓ | ↓ | EN-Endangered | NE-Non Valutata | Allegato III-Specie di fauna protette | - | - |
Pressioni IUCN: C01.01- Estrazione di sabbie e ghiaie; F06- Caccia, pesca o attività di raccolta non elencate (es. raccolta di molluschi); H01.01- Inquinamento delle acque superficiali provocato da impianti industriali; H01.04- Inquinamento diffuso delle acque superficiali per traboccamenti a seguito di piogge eccessive o allagamento urbano; H01.05- Inquinamento diffuso delle acque superficiali causato da attività agricole e forestali; I01- Specie esotiche invasive (animali e vegetali); J02.03- Canalizzazioni e deviazioni delle acque; J02.05.02- modifica della struttura dei corsi d'acqua interni; J02.05.05- piccoli progetti idroelettrici, chiuse (per rifornimento di singoli edifici, mulini); J03.01- Riduzione o predita di specifiche caratteristiche di habitat
Minacce IUCN: C01.01- Estrazione di sabbie e ghiaie; F06- Caccia, pesca o attività di raccolta non elencate (es. raccolta di molluschi); H01.01- Inquinamento delle acque superficiali provocato da impianti industriali; H01.04- Inquinamento diffuso delle acque superficiali per traboccamenti a seguito di piogge eccessive o allagamento urbano; H01.05- Inquinamento diffuso delle acque superficiali causato da attività agricole e forestali; I01- Specie esotiche invasive (animali e vegetali); J02.03- Canalizzazioni e deviazioni delle acque; J02.05.02- modifica della struttura dei corsi d'acqua interni; J02.05.05- piccoli progetti idroelettrici, chiuse (per rifornimento di singoli edifici, mulini); J03.01- Riduzione o predita di specifiche caratteristiche di habitat
Su tutto il territorio regionale vige il divieto assoluto di pesca (REGOLAMENTO REGIONALE 15 febbraio 2011, n. 2, Art. 8).
[Fonte: Linee guida degli invertebrati terrestri e acquatici - PROGETTO SUN LIFE]
TECNICHE DI MONITORAGGIO PROPOSTE:
sito: aree campione rappresentative dei corpi idrici dove l’avvistamento è stato ben documentato
periodo: 1 luglio - 30 agosto, quando le portate di norma sono ridotte e l'acqua è limpida e calda. Il monitoraggio si può protrarre anche in autunno ponendo attenzione al periodo di riproduzione (Ottobre-Novembre) in cui i maschi sono maggiormente attivi.
meteo: giornata soleggiata e abbastanza lontana dai eventuali precedenti giorni di pioggia per evitare la torbidità delle acque.
orario: 10.00 - 17.00; 21.00 - 24.00
frequenza: 1 sopralluogo/settimana della durata di 3 ore
operatore: capace di identificare la specie in campo, almeno 2 operatori a sopralluogo.
tecnica diurna: cattura manuale o mediante retino immanicato per macroinvertebrati; In alternativa è possibile effettuare la catture degli esemplari con l’elettrostorditore.
Gli operatori dovranno percorrere il tratto prescelto, da valle verso monte, ispezionando con accuratezza sia il fondale che le rive, sollevando eventuali sassi e ciottoli. Gli esemplari catturati, prima di essere rilasciati, dovranno essere esaminati per il riconoscimento del sesso e sottoposti a misurazioni biometriche, in particolare occorre rilevare il peso (tramite bilancino elettronico portatile) e la lunghezza del corpo, del carapace, della chela dx e sx (tramite calibro di precisione).
tecnica notturna (dopo il crepuscolo): stesse procedure della tecnica diurna sono che gli operatori si devono avvalere di una potente fonte luminosa.
superficie: minimo 3 transetti georeferenziati lineari lunghi almeno 0.5 km.
Uso delle trappole a imbuto (nasse): le trappole utilizzate sono nasse cilindriche della lunghezza di 80 cm rivestite da una rete con maglie di 2mm; le trappole sono appositamente munite di esca (pesce unto o scatoletta di cibo per gatti o cani forata) e di pesi per farle rimanere ancorate al substrato. Le trappole vengono posizionate nel tardo pomeriggio e recuperate il mattino successivo per evitare di esporre la popolazione di gamberi a prelievi illegali (bracconaggio).
Uso di rifugi artificiali: predisposizione di rifugi artificiali, per esempio mattoni forati, dove i gamberi possano trovare rifugio. Tali rifugi dovranno essere monitorati costantemente.
MONITORAGGIO PER VERIFICARE LA PRESENZA DELLA SPECIE: transetti diurni/notturni georeferenziati lineari in corpi idrici con habitat potenziali dove la specie non è stata ben documentata, per segnalarne la presenza (cattura-rilascio).
Indicatori:
-POPOLAZIONE: N. di individui maturi (N. esatto o Min-Max o Classe) per km (densità: n/km2; min-max/km2; classe/km2) in modo da stimare la consistenza della popolazione nel territorio analizzato.
-HABITAT: superficie di habitat potenziale nel territorio analizzato (km2). Valutazione della qualità biologica delle acque attraverso indici biotici quali l’IBE.
-RANGE: Estensione temporale (3-6 anni) della distribuzione della popolazione nel territorio analizzato.
Assessorato Ambiente della Regione Liguria, Arillo A., Mariotti M., 2007. Guida alla conoscenza delle specie liguri della Rete Natura 2000 - Schede per il riconoscimento, la gestione ed il monitoraggio. MANUALI LIBIOSS 2/2005, Genova.
Genovesi P., Angelini P., Bianchi E., Dupré E., Ercole S., Giacanelli V., Ronchi F., Stoch F. (2014). Specie e habitat di interesse comunitario in Italia: distribuzione, stato di conservazione e trend. ISPRA, Serie Rapporti, 194/2014.
Fureder, L., Gherardi, F., Holdich, D., Reynolds, J., Sibley, P., Souty-Grosset, C. 2010. Austropotamobius pallipes. The IUCN Red List of Threatened Species 2010: e.T2430A9438817.
Ministero dell’ Ambiente e della Tutela del Territorio, 2003. Fauna italiana inclusa nella Direttiva Habitat.
Stoch F., Genovesi P. (ed.), 2016. Manuali per il monitoraggio di specie e habitat di interesse comunitario (Direttiva 92/43/CEE) in Italia: specie animali. ISPRA, Serie Manuali e linee guida, 141/2016.
Trizzino M., Audisio P., Bisi F., Bottacci A., Campanaro A., Carpaneto G.M, Chiari S., Hardersen S., Mason F., Nardi G., Preatoni D.G., Vigna Taglianti A., Zauli A., Zilli A., Cerretti P. (eds), 2013. Gli artropodi italiani in Direttiva Habitat: biologia, ecologia, riconoscimento e monitoraggio. Quaderni Conservazione Habitat, 7. CFS-CNBFVR, Centro Nazionale Biodiversità Forestale. Cierre Grafica, Sommacampagna, Verona, 256 pp.
http://dx.doi.org/10.2305/IUCN.UK.2010-3.RLTS.T2430A9438817.en
Enzo Goretti, Manuela Rebora, Matteo Pallottini
Specie potenzialmente presente nei seguenti habitat:
Specie presente nei seguenti siti: ZSC-ZSC IT5210055-Gola del Corno - Stretta di Biselli ZSC-ZSC IT5210007-Valle delle Prigioni (Monte Cucco) ZSC-ZSC IT5210008-Valle del Rio Freddo (Monte Cucco) ZPS-ZPS IT5210071-Monti Sibillini (versante umbro) ZSC-ZSC IT5210010-Le Gorghe ZSC-ZSC IT5210011-Torrente Vetorno ZSC-ZSC IT5210019-Fosso della Vallaccia - Monte Pormaiore ZSC-ZSC IT5210022-Fiume Tescio (parte alta) ZSC-ZSC IT5210053-Fiume e Fonti del Clitunno ZSC-ZSC IT5210044-Boschi di Terne - Pupaggi ZSC-ZSC IT5210045-Fiume Vigi ZSC-ZSC IT5210046-Valnerina
Specie citata nei seguenti allegati:
All. II-Specie animali e vegetali d'interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione
All. V-Specie animali e vegetali di interesse comunitario il cui prelievo nella natura e il cui sfruttamento potrebbero formare oggetto di misure di gestione